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Investimenti Startup

Gli investimenti in startup ad alto contenuto tecnologico nel 2018 sono raddoppiati rispetto l’anno precedente e sfiorano adesso 600 milioni di euro. A dirlo è uno studio promosso dall’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano in collaborazione Italia Startup. Il dato segna una netta inversione di tendenza e risulta significativa anche in ragione dell’aumento degli investitori esteri (+82%), e di investitori informali. Gli investimenti di singoli individui in equity crowdfunding sono infatti triplicati e risultano pari a 30 milioni di euro. Ma investire in start up conviene? E se si quali sono i principali rischi dell’investimento in start up innovative?

 

investimenti startup

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Investimenti startup: quali sono i principali rischi?

Fintech startup, fash-tech startup, food-tech startup, travel-tech startup ed in generale tutte le startup innovative sono in genere rischiose in ragione della loro natura stessa. Ricordiamo che una startup è una impresa alla ricerca di un business model ripetibile e scalabile (Steve Blank) che deve essere poi validato dal mercato. Quello che si finanzia è quindi un’idea di business, un progetto che offre all’investitore esili punti di riferimento.

Generare fiducia nell’investitore ed un buon pitch startup (presentazione) sul sito – corredato magari da splendide immagini e video – possono influire in modo positivo sulla scelta. Ma mentre i grandi investitori in venture capital possono diversificare il rischio, al singolo individuo è richiesta molta attenzione sul modo e sull’opportunità di investire in startup. Per l’investitore, che in prospettiva di una moltiplicazione di 10x o 100x il capitale iniziale, decidesse di investire anche piccole somme di denaro, un valido strumento è rappresentato dal crowdfunding.

 

Che cos’è il crowdfunding

Il crowdfunding consiste nel conferimento, da parte di una folla di persone (crowd), di somme anche piccole – funding – per finanziare progetti imprenditoriali. Il processo si realizza principalmente sul canale online, tramite piattaforme o portali autorizzati e vigilati dalla Consob.

Chi partecipa alla campagna di crowdfunding talvolta riceve una ricompensa (che può consistere in prodotti/servizi o in una percentuale di quoti azionarie).

Ai fini di un investimento in startup, particolarmente interessante è una forma di crowd chiamata equity crowdfundig. In cambio di capitali, gli investitori in startup entrano nel capitale di rischio della società ricevendo quote o azioni della società stessa e con esse tutto un insieme di diritti patrimoniali ed amministrativi.

 

crowdfunding

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Come viene disciplinato l’equity crowdfunding

Ai fini di promuove la crescita delle startup innovative, PMI ed altri soggetti, e con esse lo sviluppo economico del paese, sono state introdotte a riguardo nel nostro ordinamento delle specifiche norme e modalità di finanziamento. L’Italia è diventato così il primo Paese europeo a dotarsi di norme volte a disciplinare l’equity crowdfunding.

Questo insieme di norme sono state introdotte dal Decreto Legge 18 ottobre 2012, n. 179 (convertito in Legge il 17 dicembre 2012, n. 221), meglio conosciuto come Decreto Crescita 2.0. Il legislatore ha delegato invece alla Consob di disciplinare specifici aspetti allo scopo di creare fiducia negli investitori. La Consob il 26 giugno del 2013 ha quindi adottato il nuovo regolamento.

Lo stesso ordinamento offre anche una chiara definizione di startup innovativa prevedendo per essa dei precisi requisiti ai quali si legano tutta una serie di vantaggi in termini di agevolazioni, deduzioni, esenzioni, facilitazioni, incentivi,…

 

Quali rischi comporta l’equity crowdfunding?

Investire in crowdfunding comporta dei rischi, compreso quello delle frodi online. A riguardo va però ricordato che l’investimento tramite portali certificati si perfeziona in ogni caso sempre tramite istituti bancari e/o società di intermediazione mobiliare (SIM).

Vediamo adesso in dettaglio quali sono i rischi che questo tipo di investimento comporta.

 

1 – Rischio di perdita di parte o tutto il capitale

Come abbiamo visto in precedenza, con l’investimento in equity l’investitore diventa azionista o socio della società assumendosi il rischio d’impresa – che per le startup sappiamo essere elevato. Alto è quindi il rischio per l’investitore di perdere parte o tutto il capitale in caso di fallimento della startup.

È quindi saggio bilanciare l’investimento in startup mettendo a disposizione per questo tipo d’investimento solo parte del proprio risparmio. L’altra parte di risparmio può essere investita in forme tradizionali d’investimento come titoli di Stato, obbligazioni, quote di fondi comuni,…

 

2 – Rischio di illiquidità

La negoziazione dei titoli azionari di startup non avviene in mercati ufficiali come la Borsa Italiana, in ragione del fatto che è il decreto crescita stesso a vietarlo (art 25, comma 2). Almeno sino a quando la società può essere ancora considerata una startup innovativa.

Questo ovviamente produce, in caso di vendita, delle difficoltà nel determinare il valore effettivo della startup e delle quote e l’impossibilità a procedere alla vendita stessa. I titoli azionari sottoscritti tramite le piattaforme di crowdfunding risultano avere un più alto rischio di“illiquidità e non è facile trasformarli immediatamente in denaro senza perdita di valore.

All’investitore non rimane quindi che effettuare una compravendita tra privati sostenendo i relativi costi o accettare anche questo rischio.

 

3 – Diluizione in percentuale della propria quota societaria

Questa eventualità si ha nel caso cui si renda necessario procedere ad un aumento di capitale con conseguente emissione di nuovi titoli. I soci che decidono di non sottoscrivere nuove azioni si ritroveranno così la propria quota diluita in proporzione al numero di titoli emessi.

 

4 – Impossibilità iniziale di ricevere dividendi

Per le caratteristiche intrinseche alla natura delle startup accennate in precedenza, è fisiologico per una startup non essere profittevole nel breve periodo. Facebook ad esempio è diventata profittevole dopo alcuni anni. A questo si aggiunge il fatto che è nuovamente il decreto crescita a vietare la distribuzione degli utili per 4 anni (che corrispondono al periodo in cui la società può rimanere registrata presso la sezione speciale del registro delle imprese).

 

5 – Mancanza di competenze ed esperienza in ambito finanziario

Alcuni investitori privati start up potrebbero non avere le competenze e l’esperienza necessaria in ambito finanziario e ciò potrebbe condurli a sovrastimare il valore delle proprie quote/azioni della società.

 

Investimenti in startup: quali sono i principali vantaggi?

Gli investimenti in startup e PMI innovative non presentano però solo dei rischi. Offrono all’investitore anche dei vantaggi di natura fiscale che possono ridurre significativamente il costo del finanziamento. Il decreto crescita all’art.29, elenca per l’investitore i seguenti vantaggi:

  • detrazione IRPEF lorda pari al 30% della somma investita e fino a un massimo di 1 milione di euro per le persone fisiche. Per investimenti effettuati nel 2019 l’aliquota passa dal 30 a 40% come previsto dalla Legge di Bilancio 2019, misura però soggetta ad approvazione della Commissione Europea;
  • deduzione massima sull’imponibile IRES pari al 30 % per le persone giuridiche (società) sino ad un massimo di 1 milione e 800 mila euro. Anche in questo caso per investimenti effettuati nel 2019 la percentuale passa dal 30 a 40%. In entrambi i casi investimento deve essere mantenuto per un minimo di tre anni.

 

investire in startup

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Investimenti startup: FAQ

1 – Cosa sono le startup innovative?

Il Decreto Crescita definisce le startup innovative come società di capitali, costituite anche in forma cooperativa, di diritto italiano. Ovvero una società europea, residente in Italia, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione e che sono in possesso dei seguenti requisiti:

  • deve essere costituita e svolgere attività d’impresa da non più di 60 mesi;
  • deve essere residente in Italia oppure in uno degli Stati membri dell’Unione Europea e avere almeno una sede produttiva o una filiale in Italia;
  • il totale del valore della produzione annua della società, a partire dal secondo anno, non deve essere superiore a 5 milioni di euro.

 

Per approfondimenti ti consigliamo di leggere questo articolo del nostro blog:

 

Startup innovative

 

2 – Dove trovo informazioni su offerte e portali di Equity Crowdfunding?

Le campagne di equity crowdfunding avvengono su piattaforme o portali online che possono essere gestite da piattaforme di equity crowdfunding oppure da banche e SIM. Entrambe svolgono un ruolo di intermediazione del credito ma per le prime occorre che vengano autorizzate e registrate in un apposito registro tenuto dalla Consob. In Italia operano attualmente 29 piattaforme sulle quali potete trovare informazioni su vari progetti da potere finanziare.Tra le più conosciute citiamo Crowdfundme, Mamacrowd, Actioncrowd, 200crowd, BacktoWork24, Doorway e Ecomill.

 

L’elenco completo è disponibile presso il sito della CONSOB: clicca qui

 

3 – Come investire in startup innovative tramite le piattaforme?

Una volta che l’investitore ha individuato il progetto, visionato la relativa scheda ed ha aderito all’offerta sul sito della piattaforma di equity crowdfunding, il gestore invia l’adesione ad una banca o SIM che provvederanno a perfezionare la sottoscrizione. Banche e SIM rilasceranno all’investitore tutte le necessarie informazioni e nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento vigente (MiFID).

Il regolamento prevede però l’esenzione dall’applicazione del regolamento nei casi in cui l’investimento sia inferiore a:

  • 500 euro per singolo ordine e 1000 euro per ordini annuali se si tratta di persone fisiche;
  • 5000 euro per singolo ordine e 10 mila euro per ordini annuali se si tratta di società.

Esiste poi la possibilità di avvalersi del diritto di recesso che è previsto entro 7 giorni dall’adesione o dal ricevimento di nuove informazioni rispetto a quelle indicate nel prospetto informativo relativo all’investimento sottoscritto.

 

3 – Investimento tramite banche e SIM?

In questo caso non necessitando questi soggetti di autorizzazione da parte della Consob, essi possono gestire interamente tutto il processo, tuttavia non si ha diritto all’esenzione sopra descritta.

 

Conclusione

Speriamo che questo articolo ti abbia dato tutte le informazioni che cercavi sull’argomento degli investimenti startup. Per qualsiasi dubbio o domanda, o se vuoi che realizziamo un articolo su uno specifico argomento non esitare a commentare l’articolo!

 

articolo by it’s campus team

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